Ciclismo - Preparazione al Ciclismo

Psicologia e Sport
di Marco Chisotti

INTRODUZIONE

E' perfettamente vero, come dicono i filosofi, che la vita deve essere capita guardando indietro. Ma essi dimenticano un altro ragionamento, e cio� che deve essere vissuta guardando avanti.
S. Kierkegaard.

Se all'inizio della sua storia la psicologia dello sport si era data come obiettivo quello di studiare la personalit� degli atleti, ricercando modelli cognitivi e comportamentali, utili a differenziare le caratteristiche degli atleti dagli altri uomini, (le differenze sessuali nella pratica di uno sport, nonch� ci� che distingueva le diverse specialit� tra loro), sviluppando un ampio spazio all'interno della psicodiagnostica; oggi l'obiettivo della psicologia dello sport risulta molto cambiato.
Ora il quesito pi� impellente posto dai tecnici e dagli atleti allo psicologo, come spesso al fisiologo o al medico �: "Come posso compiere prestazioni sempre pi� eccellenti?". In tale contesto la psicologia dello sport si � trovata a passare da un livello teorico alla pratica, divenendo in tal modo operativa.
Oggi ogni atleta sa quanto sia vero che il primo reale nemico da battere � il fantasma della paura, dell'insicurezza, della bassa stima di s�, prima ancora dell'avversario.
Lo scontro con l'avversario � episodico, un momento nella vita dell'atleta; per tutto il resto del tempo ci� che conta � una lineare e continua crescita fisica e mentale, attraverso un lavoro che dura anni, per tutta la carriera agonistica dell'atleta.
Dunque essere operativi nell'ambito dello sport significa sviluppare un programma di allenamento per la mente, al pari dei programmi di allenamento fisico; ma ancor prima significa lavorare su quegli elementi che costituiscono la base psicologica di un atleta, e che gli permettono di utilizzare al meglio le proprie risorse, attraverso un opportuno allenamento mentale.

GLI OBIETTIVI

Il primo punto da fissare con l'atleta � la meta che questi desidera raggiungere; per poter lavorare con un atleta � fondamentale fissare un buon obiettivo che contenga determinate caratteristiche, questo cio� deve essere:

  1. definito in positivo, descrivendo ci� che si desidera come qualcosa a cui tendere e non da cui allontanersi, in un esempio si potrebbe dire non "Voglio smettere di essere ansioso ed agitato", bens� "Voglio imparare ad essere tranquillo e determinato".
  2. verificabile: l'imparare ad essere tranquillo e determinato, nell'esempio fatto, non � verificabile fino a quando non si sar� riusciti a tradurre la tranquillit� e la determinazione in comportamenti ed atteggiamenti verificabili, in altre parole risponder� alla domanda: "Come sapr� di aver raggiunto il mio obiettivo, come lo sapranno gli altri?"
  3. specificato rispetto a:
    - chi (quali son le persone coinvolte nel mio obiettivo?
    - come (quali comportamenti produrranno il mio cambiamento?
    - quando (quali tempi scandiranno il passaggio dal mio stato presente a quello desiderato)?
    - dove (quali saranno i luoghi entro i quali produrr� il mio cambiamento?)
    - perch� (quali sono le motivazioni di cui dispongo per poter realizzare il mio cambiamento?)
  4. ecologico (l'obiettivo scelto dall'atleta sar� accettato dalle persone per lui significative?Tale obiettivo gli procurer� dei vantaggi?) Solo se ne varr� effettivamente la pena per la persona, sar� possibile raggiungere l'obiettivo. Una volta centrato l'obiettivo, � possibile procedere con l'atleta nella costruzione di quelle caratteristiche della sua personalit� indispensabili per lo sviluppo della sua carriera

GLI STRUMENTI

Naturalmente, per poter lavorare sull'obiettivo concordato occorre instaurare un buon rapporto con l'atleta. La psicologia non possiede altro strumento che quello di operare sul livello organizzativo della mente dell'atleta, agendo attraverso la comunicazione.
E' fondamentale incontrare l'atleta sul suo terreno, cogliendo gli elementi pi� significativi dell'esperienza da lui-lei narrata, annotando tutto ci� che � possibile osservare, ascoltare e percepire durante il colloquio. La persona deve sentirsi rispettata in ci� che lei considera importante, le sue credenze, le sue convinzioni sul mondo e sulla vita.
Il primo passo da fare, dunque, � trovare il modo per sintonizzarsi con lui-lei, utilizzando il pi� possibilmente il suo stesso linguaggio che rappresenta il modo attraverso cui l'atleta si raffigura il mondo e lo connota di significati.
Solo in un momento successivo ci si adoperer� a fornire una guida ragionata in direzione di nuovi orizzonti, incentivi e risorse utili all'atleta per raggiungere i propri risultati.
La prima fase dell'incontro � tutta orientata a definire un terreno d'accordo e di intesa con il mondo interiore dell'atleta.
Questo tipo di approccio non � solo retaggio dello psicologo dello sport, ma offre un'utile base per uno sviluppo costruttivo del colloquio, sia in ambito clinico che formativo

L'IDENTIT�

E' molto pi� utile lavorare sull'identit� dell'atleta, pi� che su tecniche specifiche orientate a sviluppare particolari doti pi� in ordine quantitativo che qualitativo per l'atleta, partendo dall'ipotesi che l'identit� personale � costruita attivamente dal soggetto stesso.
A tale proposito � bene considerare cosa intendo per identit� del soggetto; il modello di identit� che propongo deriva da un lavoro sui modelli logici dello studioso Gregory Bateson. I livelli logici possono essere visti come una lista di priorit� attraverso cui l'individuo organizza la sua esperienza; i livelli inferiori della lista possono andare ad influenzare i livelli superiori, mentre questi ultimi, nel momento in cui vengono modificati, porteranno sicuramente dei cambiamenti ai livelli inferiori.
I livelli logici dell'esperienza, partendo dal pi� basso e andando via via crescendo a quello superiore, sono:

  1. L' ambiente, che costituisce il contesto entro il quale avviene l'esperienza del soggetto.
  2. I comportamenti, che sono le azioni effettive operate dall'individuo all'interno di un contesto.
  3. Le capacit�, che costituiscono le abilit� sviluppate dall'individuo che ha imparato ad agire in modo adeguato all'ambiente esterno.
  4. Le opinioni e le credenze, che sono le idee che si posseggono o ci si � fatti su se stessi, gli altri e il mondo
  5. I valori e le convinzioni, che costituiscono ci� che veramente conta ed � importante per la vita, la motivazione a fare ci� che si fa.

I primi tre livelli, ambiente, comportamenti e capacit� sono essenzialmente legati al mondo del saper fare, rispondono a domande sul "come, dove, quando" fare una certa cosa; gli ultimi due livelli sono legati al mondo del saper essere, rispondono alle domande sul "perch�" si deve fare una certa cosa. E' chiaro che il livello dei perch� � fondamentale per la motivazione, parafrasando il filosofo Nietzsche:"Chi ha un perch� abbastanza forte pu� sopportare qualsiasi come".
Se possediamo una serie di ragioni forti per cambiare possiamo modificare in pochi minuti ci� che non siamo stati in grado di fare per anni.

LA MOTIVAZIONE

Se si pensa all'impegno che si chiede ad un'atleta, il miglioramento continuo e costante che deve riuscire a dare durante gli allenamenti, in un ambiente spesso poco gratificante, in cui solo alcuni sport sono altamente riconosciuti e premiati, ci si spiega quanto sia fondamentale il perch� che l'atleta si costruisce, che costituisce la motivazione principale a continuare la sua carriera agonistica.
La motivazione � strettamente collegata alla direzione e all'intensit� di un comportamento, � dunque fondamentale nel momento in cui l'atleta lavora sulla propria costruzione fisica e psicologica. La motivazione costituisce la chiave d'accesso ai risultati, lavora attraverso i bisogni dell'atleta, gli stimoli positivi, l'interesse e il divertimento, la ricerca di affiliazione verso l'allenatore ed i compagni, il bisogno di affermazione e di riuscita.
Risulta comunque complesso distinguere tra loro le specifiche motivazioni, all'interno dello sviluppo psico- fisico dell'atleta, essendo queste strettamente legate ai bisogni di crescita, sviluppo e consolidamento delle abilit� apprese durante la propria crescita attraverso i modelli parentali, culturali e sociali.

LE ABILITA' MENTALI

Mettendo da parte il ruolo clinico dello psicologo, un aspetto questo strettamente legato alla psicopatologia, nel lavoro psicologico con l'atleta si andranno a sviluppare abilit� mentali specifiche; un requisito essenziale a questo livello � la conoscenza di s� che l'atleta deve possedere per arrivare a considerare le sue forze e le sue debolezze fino a sconfiggere queste ultime attraverso un pieno sviluppo personale.
Tra le abilit� mentali pi� significative si possono annotare l'abilit� di immaginazione, di gestione dell'energia mentale, di gestione dello stress e l'abilit� attentiva.
Vediamo ora come collegare assieme queste abilit�; una buona gestione dell'energia mentale permette di dominare lo stress e rilassarsi, solo quando si � rilassati si � in grado di utilizzare al meglio l'immaginazione. Mediante l'immaginazione l'atleta pu� migliorare la sua concentrazione; questa, assieme all'attenzione verso ci� che si fa, permette poi di puntare su specifiche mete. Una meta concreta e realistica rafforza il comportamento attivo, incrementando l'energia mentale, che una volta liberata permetter� all'atleta un ulteriore immaginazione dei propri sogni, mete e traguardi, rendendoli sempre pi� attuabili, sviluppando in tal modo ulteriormente le proprie abilit� attentive.
Nel momento che lo stress � gestito in modo efficace, l'atleta � pi� in grado di mettere a fuoco i propri obiettivi, di concentrarsi, soprattutto di utilizzare in modo specifico le potenzialit� ideo-motorie della sua mente, arricchendo la propria energia mentale e via di seguito, in un circolo a spirale che torna su se stesso sempre pi� arricchito dell'esperienza precedente.
L'evoluzione agonistica dell'atleta trova in tal modo la possibilit� di svilupparsi, attraverso ogni singola abilit�, in piena armonia con la vita stessa.

IL LINGUAGGIO

La base di tutto l'intervento psicologico � il linguaggio, nel suo utilizzo quotidiano non ci rendiamo conto dell'uso che facciamo delle parole, del loro peso, del significato che con queste creiamo.
Il linguaggio porta con s� una grande funzione, se apparentemente passa per essere descrittivo, in realt� � costruttivo. I cronisti sportivi spesso inciampano nella loro illusione descrittiva, dinnanzi ad una prestazione si mettono nella condizione di dire com'� avvenuto un fatto, in realt� il fatto risulter� da come lo descrivono: in apparenza "io dico com'�", in realt� "� come lo dico!".
Ancora pi� forte risulta il linguaggio usato dall'atleta nel suo dialogo interno; i messaggi che questi manda a se stesso sono fondamentali alla riuscita della sua prestazione. La mente ha una grande abilit� che pu� risultare un forte limite, quella di orientarsi, spesso in modo inconsapevole, in funzione dei propri pensieri. E' il Sistema Attivante Reticolare (SAR), in particolare, che si interessa di mettere in collegamento la mente (i pensieri) con il corpo (le abilit� percetive) , orientando in tal modo l'attenzione del soggetto sulle cose per lui pi� significative.
Ora, dinnanzi ad uno stesso stimolo posso reagire in modo positivo (ottimistico) o negativo (pessimistico), a seconda di come interpreto i fatti, dal momento che il sistema percettivo � in grado di analizzare solo la quantit� di uno stimolo e non la qualit�, che viene decisa, o inferita, dal sistema cognitivo .
E' dunque essenziale che l'atleta utilizzi una sorta di "dieta mentale", in cui nutrirsi di parole orientate alla sua meta, che gli diano la giusta carica e gli permettano di essere ottimista, convinto e determinato verso le sue risorse.
Il nostro vocabolario presenta una netta preponderanza di parole a connotazione negativa nella descrizione delle emozioni. La lingua inglese ad esempio contiene circa un migliaio di parole per esprimere emozioni positive, mentre sono ben duemila le parole che esprimono emozioni negative. Si pensi a quanti vocaboli vengono usati da psichiatri e psicologi per descrivere le varie forma di patologia mentale e quanto pochi vocaboli vengano usati per descrivere gli stati di benessere. Una persona sana, che sta bene, � una persona che sta bene e basta, non esistono particolari modi per descrivere lo stato di benessere.
Culturalmente siamo plasmati dal nostro linguaggio, le parole modellano le nostre convinzioni, influenzano i nostri stati d'animo e dirigono le nostre azioni.
L'atleta, come tutte le altre persone, va aiutato a comprendere il proprio linguaggio, a porsi le domande corrette, ad entrare nel significato che d� alle cose, per far luce sulle opinioni, le credenze e le convinzioni che lo orientano nelle scelte, che lo limitano nei risultati, fino a fornirgli una chiarezza di intenti e volont�.

IL SISTEMA

Un utile modo di considerare l'atleta � quello di vederlo proiettato al'interno del suo sistema di riferimento, prendendo in considerazione il contesto, l'ambiente sociale in cui vive (societ� sportiva, team tecnico, amicizie, famiglia), per valutare nel sistema di appartenenza quale ruolo gioca, come si trova inserito, quali risposte sta dando, come reagisce alle richieste, implicite od esplicite, delle persone di riferimento.
E' sorprendente come molte risposte ad eventuali difficolt�, verso la realizzazione di certi progetti, vadano ricercate nella famiglia, o nel sistema di riferimento, piuttosto che nel singolo individuo. Spesso si riscontrano tra i genitori degli atteggiamenti di svalutazione diretta allo sport intrapreso dal loro figlio, messaggi ambigui o un'incongruenza tra i messaggi dei due genitori. Al contrario, spesso � possibile rilevare una grande intesa con il proprio partner affettivo, associata ad una grande volont� di riuscita, nel realizzare il proprio obiettivo.
La famiglia d'origine e/o acquisita, costituisce uno dei pilastri di sostegno per un atleta, se viene a mancare il suo appoggio il rischio � quello che la situazione entri in stallo, si creino dubbi sulla motivazione e si abbia un crollo di rendimento.
Spesso sono la societ� sportiva, i compagni, l'allenatore a sostituire la partecipazione e l'affetto della famiglia; � sorprendente vedere come i nuovi legami affettivi siano in grado di restituire l'identit� a ragazzi altrimenti confusi e sbandati.

IL TEMPO

Il senso del tempo � l'elemento costitutivo della vita di un atleta che continuamente si trova a misurarsi con il tempo, � quindi utile metterlo in grado di gestirlo e programmarlo.
L'organizzazione del lavoro va dosata in tutte le attivit� che compongono la vita di un soggetto. Non � possibile immaginare una giornata totalmente orientata agli impegni, la scuola, gli allenamenti, il lavoro, la famiglia senza lasciare altro spazio alla persona. Facendo cos� si rischia di impoverire gli altri aspetti della vita e di inimicarsi una parte dell'atleta pi� orientata al divertimento, allo svago e alla creativit�.
Spesso ci si trova dinnanzi dei ragazzi super impegnati, completamente assorbiti dalla loro quoitidianit�, dalle loro abitudini, senza pi� la forza di affermare in prima persona cosa desiderano veramente.
Esiste uno sviluppo fisiologico nella vita mentale di ogni individuo, che richiede un'attenzione particolare se si perde di vista il senso dele proporzioni e del tempo si rischia di creare degli automi che, ben presto, abbandoneranno lo sport considerandolo un impegno troppo oneroso, che chiede tanto e d� poco.

LA STORIA

Un atleta ha bisogno di pensare, sognare e costruire la propria storia, se non si immagina nel futuro, se non si lascia condurre dai suoi sogni e non si sente protagonista della sua storia, presto abbandoner� l'idea ed i propri ideali.
Costa molto essere protagonisti in un mondo che, troppo spesso, ci abitua alla passivit�; costa molto ed � difficile motivare un individuo a conquistarsi il proprio valore, attraverso la costruzione della propria persona. E' pi� semplice offrire dei surrogati legati pi� all'immagine che non alla sostanza, che non offrire degli spazi entro cui una persona, rappresentando se stessa, � in grado di realizzarsi. Gli Americani sono un popoplo di pionieri che si sono conquistati il loro territorio, che hanno sempre esaltato le doti umane come forza e coraggio, e continuano tutt'oggi a farlo promuovendo l'impegno nello sport, tenendo in alta considerazione chi si impegna attraverso questo nella vita.

LE PROFEZIE

In un lavoro costante di programmazione nel futuro, orientati dagli obiettivi, impegnati costantemente alla progettazione di se stessi, � poca cosa ci� che ci si pu� permettere di lasciare al caso. Sono molti i momenti dedicati ad anticipare ci� che succeder� nell'immediato futuro, � dunque utile costruirsi delle "profezie" vincenti, e dare cos� spazio a idee e pensieri orientati al futuro nel modo in cui desideriamo vederlo realizzato. Il nostro comportamento, infatti, risulta continuamente orientato e guidato dal modo in cui anticipiamo glieventi che seguiranno.
Il mito di un grande atleta precede quasi sempre quest'ultimo, alimentando ci� che vien detto su di lui, anche quando in realt� l'atleta stesso non � in grado di soddisfare le attese; differenti sono le aspettative direttamente fornite dall'interessato, pi� ancora che un giudizio espresso dall'esterno, queste sono in grado di dimostrarsi vere, dal momento che � l'atleta stesso a descriverle ed alimentarle attraverso i suoi pensieri, orientando in tal modo l'intero apparato precettivo
E' dunque fondamentale lavorare sulle aspettative e sul modo di affrontare le conseguenze della propria attivit� nel futuro, prefiggendosi nei dettagli ci� che si desidera raggiungere.

IL RITO

L'atleta ha essenzialmente bisogno di costruirsi uno stato mentale (un preciso equilibrio psico-fisico di pensieri e sensazioni), che gli permetta, durante tutta la prestazione, e in particolare nei momenti pi� significativi, di avere la massima concentrazione, determinazione, e prontezza di esecuzione; uno stato d'allerta in cui tutto attorno a lui si ferma, dove il tempo ha un'altra dimensione, dove il controllo � totale e l'atleta sviluppa quelle che io definisco le doti dell' "essere", non pi� un individuo capace di eseguire e sviluppare l'azione, ma in grado di trasformarsi nell'azione stessa.
"Io sono la corsa!" dice il maratoneta, dove l'identit� stessa dell'atleta si confonde con il gesto atletico, cos� afferma lo slalomista: "Mi sento un tutt'uno con il mondo esterno, il mio corpo, le mie gambe, gli sci e la neve divengono una cosa unica e non posso che svolgere tutto nel migliore dei modi".
Questo � un momento "magico", il momento in cui si cambia la percezione del soggetto che sviluppa l'azione. Solo nell'istante in cui l'arciere si sente un tutt'uno col proprio arco, ed � in completa armonia con se stesso, pu� percepire quando scoccare la freccia, sicuro che questa raggiunger� il bersaglio.
Un particolare interessante � che alcuni studi antropologici hanno messo in luce come certe lingue indigene Africane abbiano una particolare struttura linguistica, dove l'azione diviene il soggetto principale della frase, e l'oggetto passa ad essere un complemento dell' azione stessa: per un europeo "il cavallo galoppa", per la loro percezione "il galoppo cavalla!".
Il rito � una pratica fondamentale e personale attraverso cui l'atleta, dando un significato preciso alle sue azioni (riscaldamento, allunghi, balzi, ricognizione etc.), arriva ad essere in grado di creare quel giusto clima, attorno a s�, che lo rende in grado di accedere a tutte le sue risorse interiori, in modo sinergico, favorendo la giusta sincronia d'attivazione tra i suoi muscoli agonisti e quelli antagonisti.

LA MEDITAZIONE

Di contro al rito si pone l'abitudine, l'altra faccia dell'allenamento, un momento utile ma delicato allo stesso tempo: utile per il fatto che permette di superare facilmente tutto ci� che tecnicamente � stato appreso dall'atleta; ma che risulta dannosa nel momento in cui viene persa completamente l'attenzione su ci� che si fa, svolgendo l'intera attivit� in modo routinario ed automatico.
Nel momento che uno stimolo spinge una persona a dare una risposta, questa si trova come guidata da un meccanismo automatico di stimolo-risposta, si pensi a quando si ha prurito e ci si gratta, o si fa lo spelling del proprio cognome essendo incorsi molte volte nella sua storpiatura; il soggetto in questo caso non � presente a se stesso, non media l'azione, interponendosi tra stimolo ed azione col proprio pensiero.
Tale momento di riflessione � ci� che gli orientali descrivono in modo esteso con il termine meditazione, un analisi di ci� che mi perturba e l'azione che mi sento chiamato a sviluppare, e decidere eventualmente sul da farsi. In questo momento meditativo io posso cambiare l'azione, decidere di non agire, o interporre un tempo tra lo stimolo e l'azione, arrivo a possedere un controllo assoluto attraverso la mia semplice presenza.
Essere presenti permette di decidere, di scegliere, � una qualit� fondamentale per l'uomo, � il momento in cui l'io veramente esiste e ne � pienamente consapevole.
Personalmente ritengo che la pratica dello sport, per ci� che richide al soggetto che la esercita, possa essere considerata per l'uomo occidentale un momento di meditazione, al pari di molte forme meditative espresse dagli orientali.
In particolare poi nel momento in cui l'atleta arriva a considerarsi un tutt'uno con l'azione, si � dinnanzi ad un fenomeno molto simile all'illuminazione, solo protratta nel tempo, descritta nei modi pi� inconsueti e svariati dalla pratica dello Zen.
Lascio al lettore lo spazio per valutare tale considerazione; lo sport � un rito costruito attraverso il proprio corpo, portato avanti per un tempo sufficentemente lungo da permettere di identificarsi completamente in ci� che si fa. Molte tecniche meditative sono azioni ripetute per un lungo tempo, fino ad essere in grado di calarsi completamente in ci� che si fa; per questa ragione mi sento di appoggiare l'idea che lo sport, sia quello professionistico che quello dilettantistico, rappresenta un intenso momento meditativo per la mente.

L'IPNOSI

E'a questo livello di sport come meditazione che il lavoro dello psicologo risulta pi� attinente, dal momento che, l'atleta sviluppando doti strettamente collegate al lavoro mentale, entra in uno stato di trance, uno stato di coscenza alterato, differente da quello legato alla routine quotidiana, in cui l'io esercita delle capacit� e delle doti oltre ai limiti della propria coscenza.
Questo stato mentale � quello che si desidera raggiungere e mantenere quando ci si trova a lavorare con un atleta; la parte difficile del lavoro, infatti, non � tanto raggiungere ogni tanto un tale livello, quanto mantenere ed attivare questo stato mentale, ottimale per la prestazione, tutte le volte che se ne ha bisogno.
Entrano in gioco, durante la trance, un insieme di energie che l'atleta deve essere in grado di gestire per tutta la durata della prestazione, solo attraverso una precisa modulazione dell'allenamento mentale � garantita la tenuta; altrimenti l'atleta � costretto ad accontentarsi di risultati casuali e sporadici.

OLTRE I LIMITI

E' il lavoro sulla presenza che si intende sviluppare all'interno della psicologia dello sport; la forte presenza richiesta all'atleta durante le sue prestazioni, l'espressione dei suoi pensieri, gli permette di sviluppare dei fenomeni di fusione tra azione e consapevolezza, portandolo a convergere la propria attenzione su un limitato campo di stimoli, dandogli chiarezza di esecuzione del gesto atletico e padronanza sul proprio ambiente.
A questo punto si � di fronte al controllo di un unico flusso di energia, un espressione completamente liberadagli ostacoli cognitivi, che scorre fluida dalla mente al corpo.
Una pratica costante e continua dell'allenamento mentale, permette un pi� facile accesso alle alle proprie risorse interne (anche al di la dell'ordinaria percezione dello spazio e del tempo, e dei propri limiti fisiologici, come molti atleti sono stati in grado di dimostrare), come ad una sorgente inesauribile di energia. Una fusione tra le tecnologie mentali e quelle fisiche permetter�, ad atleti e squadre del futuro, di superare quei limiti che oggi sono ancora troppo legati a certe credenze.

CONCLUSIONI

Siamo quello che pensiamo. Tutto ci� che siamo nasce con i nostri pensieri...Noi creiamo il nostro mondo.
Buddha

In realt� il grosso limite e la prima opportunit� che dimora in ognuno di noi � proprio costituita dai pensieri, questi sono ci� che possiamo conoscere, e coi quali ci dobbiamo misurare.
Permettere all'atleta di esprimere il proprio stile e le proprie abilit� nel modo migliore, aprire cos� la strada a nuovi traguardi, dove l'uomo mette costantemente a prova se stesso, in una danza continua che rappresenta la vita; questo � ci� che penso di portare avanti nell'ambito dello sport, questo � ci� che ritengo esprima la psicologia nell'ambito dello sport.

di Marco Chisotti
www.psicho.com

BIBLIOGRAFIA

 

 

Preparazione al Ciclismo

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