La Forcella
di Alessandro Pezzi
parte prima
La forcella � un componente delle MTB gi�
presente su tutti gli altri tipi di bici, ed ha come scopo principale quello di
permettere al ciclista di far compiere le curve al mezzo.
Se infatti la ruota anterire fosse collegata al telaio come quella posteriore,
la bici tenderebbe ad andare sempre dritta, e l' unico modo per curvare sarebbe
quello di fare derapare le ruote, operazione molto faticosa, difficile e
pericolosa.
Fin dagli inizi per� la forcella delle MTB era diversa da quella delle altre bici per la sua robustezza, in quanto doveva sopportare sollecitazioni ben pi� grandi di quelle ad esempio delle bici da corsa: ad una maggior robustezza per� corrispondeva anche un maggior peso e cos� i costruttori si sono subito adoperati per realizzare forcelle da MTB sempre pi� leggere e resistenti: la tecnica di realizzazione delle forcelle � cresciuta di pari passo con quella dei telai, ed ha visto la sperimentazione di nuove tecniche di realizzazione delle tubature, nuove tecniche di saldatura, e l' impiego di nuovi materiali a volte addirittura di derivazione militare o aeronautica.
La forcella � costituita da:
- cannotto , � la parte
di forcella che permette di ancorare tutte le altre al telaio, e di svoltare.
E' costituito da un cilindro, generalmente di acciaio o titanio in quanto
sottoposto a sforzi notevoli,
dal diametro variabile ( di solito nelle MTB 1 pollice o 1 pollice+1/8 ) dotato
nella parte superiore
di filettatura e congiunto nella parte inferiore alla testa
( normalmente entra nella testa alla quale � saldato ).
- testa , parte della
forcella subito sotto il cannotto, spesso integrata in un unico blocco con i
foderi della forcella nelle forcelle rigide, come parte a se stante nelle
forcelle ammortizzate.
Per questo nelle forcelle rigide la testa di solito � in acciaio, mentre in
quelle ammortizzate � in
alluminio e accoglie dentro di se il cannotto, che quindi non � saldato ma
bloccato da viti dentro
la testa.
-
steli , sono 2 parti di forma
simil-cilindrica, possono essere dritti o leggermente curvi, e
presentano alla estremit� inferiore due lievi allargamenti atti ad ospitare il
mozzo della ruota.
Nelle forcelle rigide sono in acciaio o titanio e sono interamente visibili;
nelle forcelle ammortizzate sono visibili solo in parte, poich� un' altra parte
� contenuta dentro
i foderi rispetto ai quali scorrono; anche in tali forcelle sono realizzati in
acciaio, nelle pi�
evolute e costose in titanio o carbonio.
- Foderi , sono presenti
solo nelle forcelle ammortizzate: sono la parte di tubatura cilindrica
all' interno della quale scorrono gli steli.
Non essendo soggetti a sforzi troppo elevati, possono essere realizzati anche in
alluminio
( oppure in carbonio ) a tutto vantaggio della leggerezza.
Al loro interno ospitano una parte degli steli e tutto l' apparato di
ammortizzazione della
forcella ( a parte alcune forcelle, per la verit� poche, che adottano un
sistema di
ammortizzazione esterno agli steli, come ad es. l' AMP)
- perni cantilever ,
costituiscono l' aggancio per i freni alla forcella, e permettono
ai freni stessi di ruotare su un piano parallelo a quello contenente gli steli.
Sono realizzati con leghe di acciaio o in titanio e sono saldati agli steli.
Oggi i perni cantilever sono assenti nelle nuovissime forcelle da downhill
progettate per essere
usate con freno a disco: sempre pi� spesso infatti i costruttori di forcelle da
downhill vendono
la forcella gi� dotata del loro sistema frenante a disco.
Forcella Ammortizzata
Negli
ultimi anni si � diffuso sempre pi� l' uso fra i mountain bikers della forcella
ammortizzata anteriore, divenuta oggi un accessorio praticamente
indispensabile per chi vuole "divertirsi" in discese impervie e
sconnesse, che possono essere percorse a velocit� pi� sostenute e con sforzi
minori: la sospensione anterire � comunque molto utile anche ai semplici
escursinisti perch� permette loro di subire meno sollecitazioni alle braccia e
ai polsi, cos� da rendere l' escursione meno faticosa e anche (volendo) pi�
lunga (non si rischia infatti di doversi fermare per dolori agli arti).
Del resto la forcella ammortizzata � una soluzione tecnica gi� adottata da
tantissimo tempo sulle moto, mentre sulle bici � di introduzione recente: a
parte alcune fuggevoli apparizioni in bici da bambino modello cross, dove spesso
erano accompagnate anche da due molle posteriori, le sospensioni sono state per
molto tempo estranee alla bicicletta.
Il motivo di questo � presto detto: innanzitutto le tecniche costruttive, che
pur essendo ampiamente sviluppate in ambito motoristico, non erano mai state
espressamente mirate ad ottenere pesi assai ridotti, caratteristica essenziale
per le bici: immaginatevi di montare una forcella di una moto da cross su una
MTB: l' effetto di ammortizzazione sarebbe sicuramente suggestivo, ma ci si
farebbe ben poca strada, visto che il mezzo sfiorerebbe i 30 Kg di peso!
Inoltre il ritardo nell' adozione degli ammortizzatori nelle bici � dovuto
anche al fatto che prima della nascita della MTB non vi era la reale necessit�
di essi: il 90% delle bici veniva impiegata in strade asfaltate o anche ghiaiate
ma prive di asperit�, buche, grossi sassi, e una bici rigida riusciva
ugualmente a cavarsela bene.
Cos�, con la diffusione dell' attivit� ciclistica fuoristrada sia a livello
agonistico che amatoriale, l' industria del ciclo si � pian piano spinta nel
campo delle sospensioni: inizialmente sono apparse sul mercato forcelle
ammortizzate ispirate a quelle delle moto, dove con una corsa notevolmente
ridotta ( all' inizio era 3 cm o anche meno ) e i nuovi materiali ( leghe
leggere di acciaio e alluminio) si era riusciti a contenere notevolmente il
peso.
A realizzare queste forcelle erano spesso gli stessi costruttori di forcelle per
moto, come ad esempio in italia la Marzocchi.
Queste
forcelle adottavano come soluzioni ammortizzanti l' "aria e olio" o la
"molla" come le moto, poi sono apparse sul mercato le prime forcelle
ad elastomeri che hanno segnato la vera rivoluzione nel campo MTB e il
definitivo distacco dal mondo delle moto.
Gli elastomeri infatti garantiscono un tipo di ammortizzazione quasi
paragonabile a quello dell' "aria olio" con un peso nettamente
inferiore e con molti altri vantaggi: necessitano di una manutenzione nettamente
minore, si sostituiscono in maniera molto pi� agevole.
La "molla" invece non ha goduto di fortune eccessive: ha infatti buone
caratteristiche di peso e una certa facilit� di manutenzione, ma ha delle gravi
pecche dal punto di vista dell' ammortizzazione: il grande problema della molla
� nel ritorno, sempre troppo brusco, che pu� portare la bici a saltellamenti e
rimbalzi spesso dannosi per la guida.
In seguito, a tutti i tipi di forcelle sono stati aggiunti dispositivi per la
regolazione della durezza, precariche, in modo da renderle sempre pi� adatte a
qualsiasi tipo di percorso e sempre pi� personalizzabili allo stile di guida
del biker e alle sue preferenze.
Al momento attuale si sono delineate due tendenze nell' uso delle forcelle
ammortizzate: l' adozione di forcelle ad elastomero con corsa non superiore agli
8 cm per gli escursionisti e gli agonisti del cross-countrie, mentre i
dwnhillers agonisti e non preferiscono di gran lunga forcelle ammortizzate con
escursioni generose ( dagli 8 cm fino ai 14 e anche pi� ) che quasi sempre
montano un ammortizzatore ad aria ed olio: pesano qualche chilo in pi� di
quelle ad elastomeri ma nel downill questo fattore non influisce, inoltre con
corse cos� grandi la soluzione "aria e olio" garantisce un miglior
comportamento ammortizzante.
Analizziamo ora i diversi sistemi ammortizzanti:
- Sistema ad elastomeri: � il sistema di ammortizzazione che consente di ottenere le forcelle dal peso pi� contenuto, in genere al di sotto di 1,5 Kg fino a spingersi ad 1,1 Kg dei modelli estremi. Il principio di funzionamento � il seguente:
Lo spiedino (chiamato cos� perch� in esso sono infilati gli
elastomeri come la carne � infilata negli spiedini) entra nella cavit� degli
steli fino ad uscirne con gran parte della sua lunghezza dalla estremit�
inferiore.
Nella parte di spiedino che rimane dentro lo stelo � infilato un solo
elastomero che serve per smorzare il ritorno della forcella ( lavora cio� all'
opposto degli altri: quando gli altri sono in compressione, questo � in
allungamento e viceversa ).
Nella parte di spiedino che fuoriesce dagli steli sono inseriti diversi
elastomeri, in genere di durezze differenziate, che non gli elastomeri che
compiono l' ammortizzazione nella fase di compressione.
La parte finale dello spiedino, dotata di filettatura, va ad avvitarsi nella
parte terminale dei foderi, in modo che gli steli, non possano sfilarsi per
nessun motivo dai foderi (evitando cadute catastrofiche!).
Rimane cos� la possibilit� per gli steli di scorrere solamente di una certa lunghezza: se a questa lunghezza sottraiamo la lunghezza degli elastomeri al massimo della compressione, otteniamo la corsa della forcella.
di Alessandro Pezzi
Tratto da MTB Journal da MTB NET ITALIA
Tabelle, schemi, consigli e teorie
riguardanti il Ciclismo per ottenere il massimo rendimento. Il logo, gli sfondi, le immagini, i testi, quando non diversamente specificato, sono di propriet� di questo sito e non possono essere riprodotti in nessun modo. Copyright |
- premessa
- intro - segnalino -linkami
- email - ringraziamenti -
newsletter -
copyright -