I Cicloamatori e il Cardiofrequenzimetro Cari amici, vedi:
Dopo un lungo silenzio, che durava da più di cinque mesi, riprendiamo le
pubblicazioni di cardio.it, la nostra rivista Internet dedicata a fitness e
sport agonistico, con una particolare attenzione al monitoraggio della frequenza
cardiaca. Contiamo ora di rendere regolari le nostre uscite, e di costruire
attorno a cardio.it quella rete di scambio di informazioni che finora è mancata
nel nostro settore. Scriveteci: compatibilmente con le solite esigenze di spazio
e tempo cercheremo di rispondere a tutti. Quando ci scrivete, non dimenticate di
dirci se autorizzate la pubblicazione del vostro nome su cardio.it.
I cicloamatori e il cardiofrequenziometro
Recentemente abbiamo trovato nella rete un simpatico scambio di opinioni ed
esperienze tra cicloamatori: è a loro che dedichiamo la ripresa delle nostre
pubblicazioni. Alcuni di questi amici si erano trovati in difficoltà nell’uso
del cardiofrequenziometro, altri condividevano i loro problemi, altri ancora
davano suggerimenti. Nel leggere con vivo interesse questa corrispondenza via
Internet, un particolare ci è apparso immediatamente in tutta la sua
importanza: gli scriventi ci tenevano a sottolineare che non avevano smodate
pretese agonistiche, ma che andavano in bicicletta solo per divertimento o per
fare una sana attività fisica. Ecco l’equivoco che genera difficoltà
nell’uso del cardiofrequenziometro. Il suo uso nel fitness e nella prevenzione
è relativamente semplice: non lo è affatto nelle attività competitive.
Diciamo questo a costo di perdere qualche cliente, ma riteniamo che chiarezza e
onestà siano fondamentali nel nostro mestiere. Il cicloamatore che partecipa ad
una gran fondo, magari non avrà velleità di vittoria, ma sottopone il proprio
organismo ad allenamenti preparatori e ad uno sforzo in gara che hanno tutte le
caratteristiche che ritroviamo negli allenamenti e negli sforzi tipici del
ciclismo professionistico. Converrete tutti che non è necessario correre la
Nove Colli per fare del fitness in bicicletta! I cicloamatori che si dedicano a
questo ciclismo "impegnativo", intermedio fra fitness e attività
agonistica, ma più vicino a quest’ultima, debbono affidare la loro
preparazione ad un valido medico sportivo, o almeno ad un valido preparatore
atletico. A meno che non siano loro stessi medici o preparatori. E questo è
vero non solo per l’uso del cardiofrequenziometro, ma anche per tutti gli
altri aspetti della preparazione: potenziamento muscolare, stretching,
alimentazione, periodicità degli allenamenti e delle gare, ecc.. Facilonerie,
programmi costruiti in base ai consigli degli amici (magari acquisiti via
Internet!) e superficialità varie non sono consentiti, pena il raggiungimento
di risultati molto deludenti. Qualcuno obbietterà: "Io non posso pagarmi
il medico sportivo o il preparatore atletico, ma voglio continuare a correre le
mie gran fondo. Debbo dunque buttar via il mio cardiofrequenziometro?". No,
non ancora. Ciò che il cicloamatore può fare quando non riesce a pagarsi un
preparatore personale, è affidarsi a consulenze sempre professionali, ma meno
costose. Un esempio? Sta per nascere la scuola di Gran Fondo diretta da Davide
Cassani: ecco un metodo senz’altro economico per imparare molto su
quest’affascinante attività fisica. Una scuola simile la tiene Orlando
Pizzolato per chi corre a piedi. Se nemmeno questa soluzione è possibile,
bisogna allora ribaltare completamente l’approccio al cardiofrequenziometro.
Non più programmi astratti basati su soglie e valori teorici controllati col
cardiofrequenziometro, ma le nostre solite gare e i nostri soliti allenamenti,
eseguiti senza alcuna modifica, e studiati col cardiofrequenziometro. Già,
perché quest’insostituibile strumento è anche una fonte continua di
conoscenza di noi stessi. Osservando le risposte del nostro sistema
cardiovascolare a particolari parti del nostro allenamento o a particolari
episodi di gara, ci creeremo una "cultura" su noi stessi, di
formidabile importanza per le gare e gli allenamenti futuri. Qualche tempo fa,
parlando con la nostra campionessa mondiale Alessandra Cappellotto, abbiamo
avuto conferma di questa verità. Durante una conferenza stampa, Alessandra
rispondeva ad un interrogante che le chiedeva se fosse vero che alcuni
professionisti non usavano il cardiofrequenziometro in gara "per non farsi
condizionare". La risposta della nostra iridata fu più o meno questa
(citiamo a memoria): "Un professionista non può nascondere la testa sotto
la sabbia: i valori che legge possono essere sgradevoli, ma li avrebbe comunque,
anche a cardiofrequenziometro spento. L’importante è che li legga, e che ne
tragga informazioni preziose per la gara successiva. E’ chiaro che se sto
"andando a tutta", magari per riprendere un’avversaria in fuga e che
si avvicina al traguardo, non avrò molte possibilità di fare calcoli sulla
soglia, ma imparerò molte cose sulle prestazioni del mio fisico in circostanze
che si ripeteranno in futuro". Ecco, cari amici, penso che non si possa dir
meglio. Se non potete permettervi il preparatore atletico, cercate di
raccogliere col cardiofrequenziometro una valida conoscenza empirica di voi
stessi: sarà utile a voi ora, e magari domani al vostro preparatore. Non
applicate tabelle e calcoli che non hanno significato, se non provengono da uno
studio scientifico e professionale. Certo, per fare questa raccolta
"storica" delle vostre prestazioni, l’ideale sarebbe avvalersi di
uno strumento interfacciabile al personal computer: la memorizzazione dei vostri
allenamenti e delle vostre gare vi darebbe senz’altro la possibilità di
utilissimi confronti tra condizioni soggettive ed oggettive diverse: stato di
salute, condizioni climatiche, tipologia di suolo e percorso, alimentazione,
mezzo meccanico, ecc.. Pensate che alcuni preparatori atletici suggeriscono il
cardiofrequenziometro proprio per valutare diversi mezzi meccanici o diversi
assetti. Fissato percorso e velocità, si ripete la prestazione variando solo il
mezzo o l’assetto. Verranno scelti il mezzo o l’assetto che avranno prodotto
la frequenza cardiaca più bassa, a parità di percorso, velocità ed altri
parametri.
Cordiali saluti.
Dr. Vittorio Malaguti
tratto da www.cardio.it
Vittorio Malaguti
[email protected]
10 Luglio 1998
La variabilità del battito cardiaco e la frequenza cardiaca allenante
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